Federica e il nuovo allenatore
"Volevo un duro, c'è Lucas"
MILANO, 11 gennaio 2011 - Preoccupata? Macché, Federica Pellegrini pare elettrizzata: non vede l'ora di cominciare il sodalizio tecnico con Philippe Lucas, il francese ex mentore di Laure Manaudou. Questa è la settimana dei dettagli, la più delicata: i vertici federali valutano le richieste dell'olimpionica prima di incontrare, per l'accordo, l'allenatore francese dal look stravagante e dalle maniere forti. La scelta è comunque compiuta: senza tentennamenti, nè timori.
Fede, come ha fatto a capire in un solo incontro che è davvero Lucas l'allenatore giusto per la svolta?
“Mi sono basata su due aspetti: o sceglievo un coach americano, ma non volevo trasferirmi lì, oppure puntavo su Philippe, che mi pare la persona giusta perché come me, dentro di sé, sa come si vivono i grandi eventi, i momenti delicati, certe pressioni. Lui ha vissuto con la Manaudou quello che ho vissuto io con Castagnetti”.
Come l'ha stregata?
“Mi ha detto: Tu devi tornare alla velocità, devi pensare ai 200 e poi ai 400, devi provare i 100 per il passaggio nei 200, per gli 800 vedremo, c'è tempo per le distanze lunghe, ma è utile che recuperi la tecnica di bracciata e appunto la velocità, che ho sempre adorato”.
E cosa le ha proposto?
“Una compagna di allenamenti, io che non ne ho mai avute: la romena Camelia Potec è forte e professionale. Ma ancora bisogna definire la programmazione”.
Andrete negli Usa col gruppo Morini?
“Se devo fare gli stessi programmi di prima no, sarebbe un paradosso, non è il problema di avere una corsia per me”.
Allora andrà a Parigi?
“Non credo che fino a maggio a Verona potremo nuotare in vasca lunga: sì, potrei andare a Parigi. Ma Lucas è stato chiaro con me: "Fede ti alleno dove sei più tranquilla tu". E io sarò sempre dove sarà Lucas”.
A Parigi, verrà anche Luca Marin che parla pure francese?
“Alcuni disagi potremmo superarli insieme. Luca mi può aiutare, ci daremo forza l'una con l'altro. Il francese lo capisco e anch'io posso imparare in fretta”.
E al rientro a Verona cosa si aspetta?
“Che il gruppo con Brembilla, che sarà allenato da Bonifacenti, possa rimanere unito. So che Sciocchetti ha scelto Morini. Io dico che bisognerebbe rimanere tutti uniti e non dividersi”.
Anche con gli stranieri?
“Certo, noi siamo ancora provinciali: dovremo aprirci al mondo esterno. Ho apprezzato tantissimo le parole del presidente del Coni, Petrucci: che male c'è a farsi allenare da uno straniero se poi a vincere è l'Italia? Non vedo neanche questa chiusura del centro federale agli stranieri: vedo, piuttosto, un valore aggiunto. Ospitare campioni stranieri non può che far bene al nuoto italiano, un velocista come Leveaux sarebbe solo un traino per i nostri”.
L'accordo sarà facile o prevede turbolenze con la federazione?
“Non credo ci saranno problemi per Lucas a raggiungere l'accordo economico”.
Altrimenti?
“Altrimenti sarà guerra, non vorrei i bastoni tra le ruote da questo momento. Io ho bisogno di avere sempre al mio fianco l'allenatore, poi saremo io e lui a decidere se fare i collegiali con la nazionale”.
Quando la Manaudou scelse l'Italia, Philippe non fu per nulla tenero con gli italiani, accusati di essere popolo di arruffoni.
“Ma quelle erano parole al vento, non deve chiarire niente. Lui sa chi ha sbagliato, e infatti ha accettato di allenare pure Luca”.
A proposito: ma Marin non doveva andare in America?
“Ci aveva pensato perché un cambiamento fa sempre bene, porta nuove motivazioni, ora non vediamo l'ora di poter allenarci insieme a Lucas”.
Ci dica almeno un rischio su questa scelta.
“Se non funziona? Non si può dire adesso, nè capire dopo un mese di prova. Non lo capiremo neanche ai Primaverili, bisogna aspettare almeno i Mondiali di Shanghai. E comunque il rischio di questa scelta me lo prendo tutto, perché sono sicura del carattere della persona cui ho deciso di affidarmi. Gli allenamenti si possono sempre aggiustare. Lucas nei miei confronti ha le idee chiare, e poi ha conosciuto anche la mia famiglia”.
Chiederebbe un consiglio alla Manaudou per dialogare bene con Lucas?
“No. Voglio imparare sulla mia pelle chi è Lucas: un duro lui? Nessun problema: sarà una sfida esaltante: se lui mi fa "morire" in allenamento, io gli dimostrerò che non ci riuscirà. I metodi forti mi piacciono: perciò ho sempre parlato della necessità di un duro. E lui è stato subito chiaro con me: vuole ridarmi la velocità. Per ora ho solo bisogno di mettere a posto la tecnica, pian piano i metodi nuovi si imparano. Io non ho più paura”.
Neanche del fatto che dopo la Manaudou, Lucas non ha ottenuti risultati di rilievo?
“Di Manaudou ne nascono una ogni cento anni. Era molto difficile per lui trovare e portare al successo atleti forti come Laure”.
Finché è arrivato il turno di Fede...
“Io ho trovato quello che cercavo, non ho dubbi. Mi proteggerà in qualsiasi modo e da chiunque mi voglia male”.
Stefano Arcobelli
www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sp...444622620.shtml