| Le autocisterne, dicono, sono pronte. Se domani la Commissione gas tossici di Torino darà il via libera, già da lunedì la società «Parcolimpico srl» potrà iniziare a svuotare la pista di Cesana dall’ammoniaca, linfa pericolosa e vitale, decretando la fine del budello che ha ospitato i Giochi di Torino 2006. Senza patria Calerebbe la notte sul regno di Armin Zoeggeler, 19 curve costate 77,3 milioni di euro lungo le quali l’azzurro vinse l’oro di Torino 2006, e dove non è mai stato battuto. Quest’anno la pista resterà chiusa— i lavoratori sono a casa, a partire dal mago del ghiaccio Hans Sparber, volato in Russia — e l’asportazione delle 48 tonnellate di ammoniaca del sistema di refrigerazione segnerebbe la fine definitiva: l’operazione costerà 130-150.000 e, e rimetterne di nuova verrebbe il triplo. «È una pista perfetta per testare i materiali e far crescere i giovani » riassume l’azzurro, costretto a preparare la stagione da nomade, tra Austria, Norvegia, Lettonia e Germania, a caccia di piste dove allenarsi. Walter Plaikner, capo allenatore e anima dello slittino azzurro, ha dovuto barattare una giornata di lavoro a Igls per una sessione di allenamenti della squadra. I tedeschi chiedono 50 euro a discesa, prendere o lasciare. Difficile far crescere altri Zoeggeler, in queste condizioni. Bilanci pesanti Cesana chiude perché costa troppo, dicono. Tenerla aperta nel 2010-11 è costato 1.500.000 e, per due mesi di attività. Parcolimpico, la società pubblico/privata che la gestisce (70% di Live Nation, 30% degli enti locali), si fa forte del piano industriale 2009, che permette la dismissione invernale, e attende ancora i 700.000 promessi dalla Regione per i Mondiali di slittino. Altre entrate non ce ne sono, se non spiccioli. Non è mai stata avviata, ad esempio, l’esperienza del taxibob, che dall’altra parte delle Alpi tiene in vita la pista di La Plagne, che non ospita eventi da Albertville 1992maè sempre rimasta aperta. «A Koenigssee hanno una specie di gommone da far scendere lungo la pista, senza pilota —racconta Plaikner —.I turisti salgono a 20 e a testa, ci fanno un sacco di soldi. Me ne sono fatto dare uno, l’ho portato a Cesana. Non l’hanno mai usato. Ora ce l’ho in garage». Anche le spese sono ingenti: negli ultimi anni la programmazione è stata annuale, non pluriennale, con contratti più dispendiosi. «Tre anni fa Cesana costava 1.900.000 e—prosegue Plaikner, che è anche membro della commissione piste della Fil —, mentre la seconda pista più costosa al mondo veniva 700.000 e. Solo di acqua per fare il ghiaccio nelle curve, avevano messo a bilancio 70.000. Quanto ghiaccio si fa con 70.000 e? Semene dessero 1.000.000, gestirei Cesana e ci guadagnerei sopra un bel po’. Non vorrei che i soldi avessero preso qualche strada strana». «Cesana è un capitale per tutti—aggiunge Ivo Ferriani, presidente della federazione mondiale bob e Sport Manager ai Giochi —. Si possono ridurre i costi con una pianificazione quadriennale». Il malloppone Oggi Plaikner sarà a Torino per parlare con Riccardo Andreoni, direttore di Parcolimpico. Giovedì si riunirà il collegio soci della fondazione Torino 2006—Coni, Regione, Provincia e Comune di Torino —. Da mesi si parla di una «Coverciano della Neve», da gestire tra Enti, Coni e federazioni invernali, ma non se ne farà nulla se sul banco non ci sarà un gruzzolo. Tutto è legato ai 40 milioni di euro di avanzo dell’agenzia Torino 2006, appetito da molti e oggetto di una mozione parlamentare, votata all’unanimità a luglio, che lo voleva destinato agli impianti di montagna. «Il provvedimento legislativo è pronto da due mesi, ma non si è ancora mosso nulla e non è facile che accada ora, col governo in bilico — racconta Stefano Esposito, uno dei parlamentari che ha seguito di più la vicenda —. Domani (oggi, ndr) farò un ultimo tentativo, poi racconterò questa vicenda assurda e i suoi protagonisti».
Fonte: Gazzetta dello Sport 08 novembre 2011.
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